Provincia di Cagliari: Ambiente & Civiltà  – CAPITOLO I – GEOGRAFIA E TERRITORIO

Siro Vannelli: Il territorio e la flora

 

Sulle spiagge, al di là delle sabbie ancora umide di mare ove le graminacee Agropyrum junceum e Sporobolus arenarius, le crucifere dei generi Matthiola e Cakile, le lattiginose Euphorbies, lo spinoso Eryngium maritimum e la candida Diotis maritima costituiscono i primi nuclei di vita vegetale si originano talora, sulla costa occidentale, sotto la spinta del maestrale, imponenti fenomeni dunosi. Nella apparente uniformità delle sabbie, nel vario gioco delle dune e delle antidune che si susseguono per chilometri nell’interno si stabiliscono microambienti e le corrispettive vegetazioni specializzate pioniere, prima erbacee poi arbustive (dal giglio di mare o Pancratium maritimum alla “scova de S. Maria” o Helycrysum microphyllum).

Taluni di questi fenomeni dunosi si sono naturalmente estinti (Porto Pino), altri sono in estinzione per intervento sistematorio del Corpo forestale (Funtanamare e Buggerru-Portixeddu), altri sono in atto (dune del Rio Piscinas di Arbus).

È in questi habitat sabbiosi che si affermano talora compatte vegetazioni pure o miste di ginepri, l’uno (Juniperus macrocarpa, coccolone o zinnibiri mascu) strettamente psammofilo, l’altro (Juniperus phoenicea, zinnibiri burdu) spesso migrante su substrati normali, anche in posizione sublitorale.

Qui la boscaglia termo-xerofila conta fra le sue componenti anche il lillatro (Phillyrea angustifolia, arrideli), la siliqua caprina (Anagyris foetida), l’olivastro (Olea oleaster, ollastu), il carrubo (Ceratonia siliqua), l’Euphorbia dendroides (lua de monti), il lentisco (Pistacia lentiscus, modditzi) e, in ambiente calcareo, il Thymus capitatus.

Al limite superiore iniziano ad entrare nella compagine anche il mirto (Myrtus communis, murta), l’Erica arborea (tuvura), il corbezzolo (Arbutus unedo, olioni) e sporadicamente, anche il leccio (Quercus ilex, ilixi).

In un orizzonte superiore, con migliorate condizioni di temperatura e di precipitazioni, si intensifica la presenza di tali specie e si assiste all’ingresso di specie esigenti quali l’ombrofilo laurotino (Viburnum tinus, meliana), la Phillyrea latifolia arrideli), il pungitopo (Ruscus aculeatus, piscialettu), il biancospino (Crataegus monogyna, coarviu), e, in aree infraperte, la Genista aetnesis.

Salendo ulteriormente il leccio consolida la sua prevalenza pur potendo ospitare altre ulteriori specie quali l’orniello (Fraxinus ornus, frassu), il bagolaro (Celtis australis, sugargia) e, in ambiente calcareo – marnoso, l’agrifoglio (Ilex aquifolìum, arangiu aresti), il terebinto (Pistacia terebintus, modditzi eru), l’acero trilobo (Acer monspessulanum, costighe). In questo orizzonte, in situazioni ottimali, trova spazio la sughera (Quercus suber, suèrgiu) e più raramente la roverella (Quercus pubescens, orròli).

Nelle zone cacuminali, di vetta al di sopra dei 900-1000 m.s.l.m. le condizioni ecologiche condizionano fortemente la vegetazione che si esprime con associazioni di arbusti prostrati e di erbe delle steppe montane mediterranee, ricche di endesismi. Tipici rappresentanti di queste associazioni sono la Genista aspalathoides, la G. corsica, il Thymus herba-barona (nebidedda).

Questo è uno schema di distribuzione della vegetazione secondo piani altitudinali: non comprendente pertanto episodi di dettaglio scaturenti da situazioni particolari.

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