Provincia di Cagliari: Ambiente & Civiltà – CAPITOLO II – ARCHEOLOGIA E STORIA
Francesco Cesare Casula: Il medioevo
Dicono gli storici più prudenti che esse conobbero la Sardegna quando nel 1015 il papa Benedetto VIII le invitò ad unirsi per combattere Mugâhid ibn-Abd-Allâh Al-Amiri, un signore arabo di Denia e delle Baleari (forse un “rinnegato”) che in quell’anno era sbarcato col suo esercito in un punto imprecisato dell’isola al fine di farne una base per la conquista dell’Italia. Ma è più probabile che i rapporti tra le due sponde isolane e continentali fossero precedenti, mai interrotti del tutto nemmeno in epoca di dominio mussulmano.
A cominciare dal 1015 Pisa e Genova frequentarono effettivamente i giudicati sardi che, dal canto loro, favorivano spontaneamente l’afflusso di nuove culture in tutti i settori della vita del paese; però tale ingerenza è stata alterata e falsata dalla storiografia tradizionale tanto che, addirittura, è stata chiamata “Sardegna pisano-genovese” questa epoca del nostro passato.
Veramente, i giudicati fino alla loro caduta violenta – che ne cambiò condizione giuridica – mantennero intatta la loro statualità e sovranità, per cui è serio parlare di “Sardegna giudicale” fino al 1420, anno in cui scomparve anche il regno d’Arborea, l’ultimo degli stati indigeni rimasti.
I rapporti dei giudicati con le Repubbliche marinare non furono di dominazione, rientrando nelle normali scelte politiche delle Nazioni di ieri e di oggi che per loro sicurezza stringono alleanze con le potenze più forti e vivono nella loro area d’influenza, diretta o indiretta. Si trattò il più delle volte di favori accordati _ da privati o dallo stato – a cittadini laici o religiosi di Pisa o di Genova, secondo l’ègida del momento, perché colonizzassero le coste sarde in abbandono o le terre incolte dell’interno (fenomeno in pieno svolgimento anche sul continente europeo). Altre volte fu un vero e proprio accordo militare, con uno dei due Comuni italiani, per vincere qualche inutile guerra di supremazia indigena. Niente di più.
Per abbreviare si può dire che il giudicato di Cagliari fu filogenovese, tranne alcuni periodi. Ebbe almeno dieci generazioni di sovrani noti, della Casata dei Lacon-Gunale e dei Lacon-Massa. Terminò nel 1257 quanto l’ultimo re Guglielmo III, soprannominato di Cepola, dinasticamente chiamato Salusio VI, fu battuto da una coalizione composta dagli eserciti dell’Arborea, della Gallura, di Pisa e dei Gherardesca conti di Donoratico, e cacciato dalla sua capitale, Santa Gilla, che fu rasa al suolo. Morì l’anno dopo a Genova.
I vincitori si spartirono il territorio: l’Arborea prese il terzo centrale, da Sanluri a Dolianova; la Gallura incamerò il terzo orientale, da Urzulei a Villasimius; i Donoratico (Ugolino della Gherardesca e lo zio Gherardo) ottennero il terzo occidentale composto dal Cixerri, con Villa di Chiesa (Iglesias), e dal Sulcis. Pisa, invece, si riservò il controllo di Castel di Castro (attuale Cagliari), la nuova cittadella fortificata che col suo felice porto prometteva di diventare la più importante base commerciale del Mediterraneo.
Per una serie di circostanze estremamente complicate il territorio dell’ex giudicato di Cagliari divenne tutto pisano alla fine del secolo XIII e da quel momento in poi si può cominciare a parlare di “Sardegna pisana” – almeno fino al 1323 – per la parte amministrata dal Comune toscano.
Anche Torres (o Logudoro) fu generalmente filo-genovese. Le sue dieci generazioni di re noti, tutti della casata dei Lacon-Gunale tranne gli ultimi due appartenenti ai Visconti, d’origine pisana, ed alla casa imperiale degli Hohenstaufen di Svevia, furono per lo più propensi a favorire elementi liguri.
Sicché nello spirito di ripopolamento del reame essi concessero ai Doria di costruire agli inizi del secolo XII le cittadine di Alghero e di Castelgenovese (Castelsardo), ed accordarono ai Malaspina la licenza di edificazione delle rocche di Bosa Nuova e di Osilo.
Nel 1259, morta Adelasia, la giudicessa portatrice di titolo (in Sardegna le donne non regnavano ma, al massimo, governavano come reggenti), il territorio dello stato fu in parte invaso dall’Arborea (il triangolo Bosa-Nuoro-Monti), in parte rimase ai Doria e ai Malaspina liguri. Sassari, col suo vasto entroterra, si eresse a Comune “pazionato”.
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