Provincia di Cagliari: Ambiente & Civiltà  – CAPITOLO II – ARCHEOLOGIA E STORIA

Giancarlo Sorgia: Le vicende moderne

 

Nel maggio del 1920, di fronte al comportamento arrogante dei dirigenti minerari, entrarono in sciopero le maestranze della Monteponi, di San Giovanni, di Monte Agruxiau, di San Benedetto, di Genna Ruta, di Bacu Abis. Da Cagliari giunsero allora ordini precisi alle forze di polizia di impedire altre manifestazioni, e quando un corteo di lavoratori cercò di far giungere una propria delegazione alla Sottoprefettura di Iglesias, fu ordinato più volte di aprire il fuoco contro i dimostranti; e rimasero sul terreno sette minatori, mentre altri ventisei furono feriti più o meno gravemente.

Era intanto entrata in fase di maturazione una più rinnovata coscienza autonomistica; a sostenerla con il convincimento di averne meritato il diritto erano i reduci di guerra. Dapprima riuniti nel Movimento dei Combattenti, essi diedero poi vita al Partito Sardo d’Azione, ufficialmente costituito nell’aprile del 1921, che riuscì a mandare diversi propri rappresentanti al Parlamento nazionale.

Dopo il 1922, con l’avvento del fascismo al potere, le voci democratiche furono messe a tacere, anche se parve che le condizioni della Sardegna dovessero ugualmente essere tenute presenti ed oggetto di un intervento di giustizia; nel 1924, infatti, il governo stanziò un miliardo di lire destinato a realizzare in dieci anni un vasto programma di bonifiche ed opere pubbliche, ma esso, in realtà, non fu mai portato a termine.

La seconda guerra mondiale portò in Sardegna devastazioni e rovine a causa di numerose incursioni aeree che provocarono la quasi totale distruzione di Cagliari ed un alto numero di vittime tra la popolazione civile della città e di altri diversi centri, specie in provincia di Cagliari.

Dopo la caduta del fascismo e l’armistizio del settembre del 1943, l’Isola fu governata da un Alto Commissario e, nel dicembre del 1944, fu creata la Consulta regionale che aveva il compito di affiancare l’Alto Commissario e preparare lo Statuto, in modo da consentire la costituzione del primo Consiglio Regionale che fu eletto il 18 maggio del 1948.

Gli oltre trent’anni di autonomia regionale, che giungono fino a noi, si presentano caratterizzati da momenti difficili, da impostazioni di politica economica talvolta contraddittorie, dalla crisi dell’agricoltura, dal complesso e doloroso fenomeno dell’emigrazione, sino alle attuali preoccupazioni per la sorte dell’industria chimica, del settore estrattivo e della recessione generale.

Il dibattito sullo stato attuale della Sardegna è oggi quanto mai aperto; ad esso, ormai, prendono parte attiva componenti sociali sempre più vaste. La coscienza che esiste ancora una “Questione sarda” con caratteristiche peculiari che sono sociali, economiche e culturali, appare quanto mai evidente anche perché l’orizzonte si è fatto più ampio; alle questioni strettamente legate all’economia ed al sociale, infatti si sono aggiunte, non meno importanti, quelle che riguardano un ambito più vasto della realtà della Sardegna e che toccano la sua storia, le sue tradizioni, la sua lingua, nel senso che soltanto tenendo conto di tutto si può lavorare con la speranza di preparare un domani migliore.

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