Provincia di Cagliari: Ambiente & Civiltà  – CAPITOLO III – CULTURA E ARTE

Giulio Paulis: Storia linguistica dell’area campidanese

 
I superstrati: pisano, catalano e spagnolo
 

Dopo la vittoria riportata nel 1016 dalle Repubbliche marinare di Pisa e di Genova contro i Saraceni, la cui lingua araba sembra non abbia lasciato alcun prestito diretto al sardo, la Sardegna meridionale fu sottoposta all’influsso pisano. Specialmente in seguito alla conquista del giudicato di Cagliari ad opera di Oberto di Massa (1256), la cultura italiana penetrò profondamente a Cagliari e nel bacino minerario di Iglesias, diffondendosi dalla capitale in tutto il Campidano, sino alle Barbagie.

Sono di origine pisana due dei principali tratti fonetici che distinguono il campidanese dal resto del sardo: la palatalizzazione di k (céntu rispetto al logudorese kéntu, per influsso del toscano cento) e la trasformazione, secondo il modello italiano (ákwa di fronte al logudorese ábba, per influsso dell’italiano acqua), dell’originario esito b(b) del latino qu, ancora conservatosi nel Campidano in alcune parole del lessico rurale. Entrarono nel campidanese anche numerosi italianismi, conservatisi vitali sino ai nostri giorni: átteru ‘altro’ = tosc. ant. atro; preídi, prédi ‘prete’ = tosc. ant. preite; diadéru ‘davvero’ = tosc. ant. verdadiero; misía ‘per carità’ = ital. ant. salmisia, ecc. Persino l’orbace, (camp. arbácci, abbrácci, orbácci), la caratteristica stoffa di lana sarda, ha un nome di origine italiana: ital. ant. albagio, ecc.

Nel 1326 iniziò la dominazione spagnola. Protrattasi sino al 1714, essa ha lasciato nella cultura e nelle parlate campidanesi un’impronta indelebile, che colpisce fortemente l’osservatore straniero: così, p. es., una recente guida d’Italia in lingua slovacca definisce ancora la Sardegna d’oggi una “seconda Spagna” (druhé Španielsko).

Siccome i conquistatori erano aragonesi e parlavano catalano, fu questa la lingua che si diffuse a partire da Cagliari in tutto il Campidano. Anche dopo il matrimonio di Isabella di Castiglia con Ferdinando d’Aragona e la conseguente unificazione nel 1479 dei due regni spagnoli, il catalano continuò ad essere la lingua dell’amministrazione e degli strati più elevati della società sarda. Solo nel 1643 il catalano fu sostituito dallo spagnolo nelle leggi e nei decreti. In ogni caso, nel Campidano predominò la prima lingua, sì che di una persona che non è capace di esprimersi chiaramente si dice ancora oggi in campidanese che no scídi su gadalánu, letteralmente ‘non sa il catalano’.

È impossibile, in questa breve nota, dare anche soltanto un’idea dei numerosissimi elementi iberici che si sono radicati nel sardo meridionale. Basti dire che, secondo Max Leopold Wagner, il più grande specialista nel campo della linguistica sarda, “l’elemento catalano-spagnolo è, naturalmente dopo il latino, di gran lunga il più importante del sardo”. Si hanno nomi di battesimo: p. es., Brái ‘Biagio’ = cat. Blai, Impèra, Pèra ‘Pietro’ = cat. Pere, Luisu = cat., spag. Luis, ecc.; formule di rispetto: samartséi = spag. su merced, bosté = spag. vusted / cat. vosté, ecc.; saluti: adiósu = spag. adiós, ecc.; congratulazioni e auguri: is norabònas = cat. norabonas o enhorabonas; termini di uso comunissimo relativi alla cucina: kassòla ‘specie di umido in casseruola’ = cassola, skabécciu ‘pesce marinato’ = spag. escabeche / cat. escabetx, saffátta ‘vassoio’ = cat. saffátta, tássa ‘bicchiere’ = cat. tassa, kuglièra, kullèra = cat. cullera, ecc.; vocaboli relativi al vestiario e alla moda: sab(b)át(t)as ‘scarpe’ = cat. sabàtas, kordonèras ‘stringhe’ = cat. cordoneras, mukkadòri ‘fazzoletto’ = cat. mocador, devantáli, davantáli ‘grembiule’ = spag. devantal / cat. davantal, tráu ‘occhiello’ = cat. trau, ecc.; termini riguardanti la vita religiosa: guvéntu ‘convento’ = cat. covent; pára ‘frate’ = cat. para, móngíu, mòngia ‘monaco, -a’ = spag. monje / cat. monxe, baullu ‘cassa da morti’ = spag., cat. baul, gòccíus ‘canti in onore della Vergine e dei santi’ = cat. goigs, ecc.; e numerosissime altre parole concernenti i più diversi aspetti dell’attività umana ed in particolare i vari mestieri. Non mancano neppure i pronomi e gli avverbi di origine catalana, come aícci ‘così’ = cat. aixi, aúndi ‘dove’ = cat. ahont, kíní? ‘chi’ = cat. quin; i suffissi di derivazione iberica, quali, p. es., -íkku, suff. di diminutivo preso dallo spagnolo e frequente soprattutto nei nomi di battesimo: Piríkku = spag. Perico, Antoníkku, ecc.; le frasi idiomatiche come gei ddu grèu ‘naturalmente’ = spag. ya lo creo, ecc. Anche le combinazioni del dativo del pronome di 3ª pers. con altre forme pronominali del tipo si dd appu náu a issu ‘glielo ho detto’ sono di imitazione spagnola (se lo he dicho a él), mentre il congiuntivo campidanese in -essi, -essis, -essit, ecc., sconosciuto al resto del sardo, è una formazione presa dal catalano.

 

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