Provincia di Cagliari: Ambiente & Civiltà – CAPITOLO III – CULTURA E ARTE
Giulio Paulis: Storia linguistica dell’area campidanese
L’epoca moderna
Lo spagnolo e il catalano restarono in uso ancora molto tempo dopo che l’isola, agli inizi del XVIII secolo, divenne un possesso dei Savoia; però non tardarono a penetrare nel lessico campidanese alcune voci piemontesi come dróllu ‘negligente nel vestire e negli atti’ = piem. drolo ‘strano’; a questo periodo risale anche la formazione della colonia alloglotta di Carloforte, ad opera di liguri, provenienti dall’isola di Tabarca tra Bona e Biserta, che Carlo Emanuele III riscattò nel 1738 dal bey di Tunisi.
Con l’unità d’Italia, il sardo, che già era stato lingua della diplomazia e lingua di codici e di leggi, e che gli Spagnoli avevano considerato lingua “nazionale”, pur promuovendo la traduzione di leggi e statuti sardi in catalano o in castigliano, decadde al rango di dialetto regionale. Il suo recedere rispetto all’italiano è maggiore nel Campidano che nel resto dell’isola ed è avvenuto e continua a verificarsi secondo processi analoghi a quelli riscontrabili in molti dialetti della penisola italiana. Ne risultano intaccati particolarmente il lessico e la sintassi, mentre la morfologia si mantiene più salda.
Inchieste recenti mostrano che in Gallura, nel Logudoro e nel Sassarese, l’uso del gallurese, del logudorese e del sassarese è vivo all’interno della famiglia, nell’ambito del quartiere (amici e conoscenti) e sul lavoro; invece nella Sardegna meridionale, il campidanese tende ad essere impiegato soltanto nelle conversazioni di ambito familiare o comunque in tutte quelle situazioni che non comportano un giudizio, per quel che concerne il rango sociale, da parte degli interlocutori. Quindi, di tutte le varietà in cui si articola la lingua sarda, il campidanese sembrerebbe attualmente quella più in regresso quanto all’uso, anche se va sottolineata, in favore della sua “vitalità”, la capacità di accogliere gli elementi nuovi, riplasmandoli, senza abbandonare del tutto la vecchia materia locale.
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