Scritture Le forme di comunicazione

 

2 Codici visivi

 

3. La meccanica dello scrivere

La tecnologia antica
Platone fu il primo a definire la scrittura come tecnologia; per il filosofo greco essa rappresentava, in senso negativo, un’appendice esterna, inerte, del corpo umano, in contrapposizione alla viva espressione del linguaggio parlato.
E questa caratteristica della scrittura, in realtà che ha determinato l’evoluzione degli strumenti e dei gesti necessari a realizzarla.
II linguaggio verbale si modifica e si trasforma, ma non ha una vera e propria evoluzione, dal semplice al complesso, come si pensava in passato (le lingue cosiddette ‘primitive’ possono infatti presentare complessità sbalorditive): esso appare completo all’alba della specie homo.
Della scrittura si può invece tracciare la storia, dal graffito alla pittura, dal punzone alla stilografica, dalla roccia alla carta.

 

Strumenti e materiali
Non esiste limite ai materiali che di volta in volta sono stati usati come supporto della scrittura: dalle superfici dure delle prime testimonianze grafiche {sassi, ossa, legno) alle tavolette d’argilla del cuneiforme, sino ai tessuti in seta cinesi, alle foglie di palma asiatiche, al papiro egiziano e alle pelli animali (la pergamena) dell’antico Mediterraneo.
Tra gli strumenti, sono stati usati srili di canna, pennelli, punte metalliche e infine penne d’uccello, che a partire dal VI sec. d.C. hanno dato inizio a un processo di evoluzione tecnica tuttora in corso.
Quando nelle grandi civiltà la scrittura, sotto forma di ‘scrittura esposta’, divenne un mezzo di autoaffermazione e di diffusione del potere, altri supporti e altri strumenti si affiancarono a quelli già in uso.
Le grandi superfici in pietra e marmo, sulle quali la scrittura andava eseguita con estrema cura, richiesero lo sviluppo di specifiche tecniche di scalpellatura; nacque cosi una nuova professione specializzata, quella del lapicida, l’incisore di lapidi, che si affiancò allo scriba già comune in tutte le culture della scrittura.
 

La ‘gabbia’ tecnologica
Una conseguenza del riconoscimento della natura tecnologica e artificiale della scrittura sta nell’affermazione, a prima vista sconcertante, che la scrittura non è completamente controllata dalla persona che in apparerrza ne fa libero uso.
Libertà e creatività sarebbero in qualche modo intrappolate dai vincoli che strumenti, materiali e tecniche impongono al ductus (il tracciato del segno grafico), da sempre considerato l’espressione della piena autonomia individuale di chi scrive.
Molte grandi trasformazioni della storia della scrittura (le lettere alfabetiche minuscole, il cuneiforme, la scrittura ogamica, la standardizzazione dei caratteri cinesi, la stilizzazione subita dalle pittografie), infatti, possono essere comprese alla luce di fattori tecnologici quasi involontari: mutamenti nei supporti, negli strumenti usati per tracciare i segni, nella corsività del tracciaro, nell’angolo di scrittura.
La persona umana, tuttavia, non è mai interamente schiava delle proprie tecniche; quelli che sembrano limiti ineluttabili sono spesso superabili e così, in diverse culture, l’introduzione di nuovi stili di scrittura appare senza dubbio frutto di scelte consapevoli e deliberate, che forzano gli apparenti vincoli.

La ripetibilità della scrittura
Il nobile cinese che firma i propri documenti apponendovi il sigillo personale e l’artigiano cretese che confeziona 45 differenti punzoni per comporre il testo del disco di Festo, non sono idealmente molto diversi dal tipografo tradizionale che compone una pagina con i caratteri mobili e neanche da chi scrive un testo utilizzando il computer.
Il passaggio dalla scrittura puramente manuale, nella quale ogni segno viene ogni volta nuovamente tracciato, alla scrittura meccanica, nella quale si utilizzano segni già predisposti, è già fondamentalmente compiuto con il gettone neolitico impresso sull’argilla.
Questa ripetizione di uno stesso segno che viene copiato più volte è qualcosa di molto diverse dalla copia di un testo eseguita dall’amanuense, che non sarà mai identica all’originale, perché inevitabilmente destinata a modificarsi secondo l’individualità di chi scrive; individualità che ogni volta rientra tutta in campo nell’attività complessiva dello scrivere.
Sigilli, caratteri mobili e fonts per computer sono invece preesistenti all’impressione su  argilla, aila stampa su carta e alla visuaiizzazione sullo schermo; i segni risultanti sono repliche, elementi tutti uguali riconducibili alla stessa matrice.
Da una parte, da quella di chi scrive a mano (anche se sta eseguendo una copia), c’è quindi sempre una procedura sintetica; dall’altra parte, da quella di chi sceglie tra tipi già costituiti per comporli insieme, c’è invece una procedura analitica.
E’ importante che il rapporto tra questi due aspetti, libertà e regola, che consistono e interagiscono sin dall’alba della scrittura, sia sempre vivo.
Se prevalesse il solo aspetto sintetico, si arriverebbe a una variabilità ingovernabile di tratti e di segni che renderebbe impossibile la comunicazione; se invece prevalesse completamente l’aspetto analitico, la distanza tra chi scrive e il testo prodotto aumenterebbe fino ad annullare ogni possibilità creativa.
 

Tecnologia della scrittura

 

Composizione con caratteri rnobili, da un'illustrazione dell'Encylopedie di D’Alembert e Diderot. Il sistema di composizione, messo a punto da Gutenberg a metà del Quattrocento, ha rivoluzionato radicalmente le modalità di circolazione del sapere: non solo ne ha accresciuto la mole accelerandone il processo produttivo, ma soprattutto ha aumentato la possibilità di verifica e di sistemalizzazione del testo scritto (essenziale per opere di carattere scientifico), eliminando le varianti strettamente individuali tipiche della copiatura rnanoscritta.

Composizione con caratteri mobili, da un’illustrazione dell’Encylopédie di D’Alembert e Diderot.
Il sistema di composizione, messo a punto da Gutenberg a metà del Quattrocento, ha rivoluzionato radicalmente le modalità di circolazione del sapere: non solo ne ha accresciuto la mole accelerandone il processo produttivo, ma soprattutto ha aumentato la possibilità di verifica e di sistemalizzazione del testo scritto (essenziale per opere di carattere scientifico), eliminando le varianti strettamente individuali tipiche della copiatura manoscritta.

 

 Sezione del disco di Festo (da Godart). Questo ritrovamento è una chiara testimonianza di come la scrittura abbia subito sin dall'antichità una forte tendenza alla meccanizzazione: il sistema di scrittura pittografico riprodotto sulle due facciate del disco é infatti realizzato con un sistema di calco a ‘punzoni’, che può essere a pieno titolo considerato uno dei primi esempi di prototipografia. Da Godart Louis, Il disco di Festo, Einaudi, Torino, 1994.


Sezione del disco di Festo (da Godart).
Questo ritrovamento è una chiara testimonianza di come la scrittura abbia subito sin dall’antichità una forte tendenza alla meccanizzazione: il sistema di scrittura pittografico riprodotto sulle due facciate del disco é infatti realizzato con un sistema di calco a ‘punzoni’, che può essere a pieno titolo considerato uno dei primi esempi di prototipografia.
Da Godart Louis, Il disco di Festo, Einaudi, Torino, 1994.

 

La descrizione vettoriale del disegno di una moderna font per computer. Si tratta dell’Adobe Garamond, una delle più diffuse varianti di un carattere cinquecentesco che mantiene inalterata la sua qualità formale e la sua versatilità. La composizione dei pannelli della mostra fu per l'appunto realizzata con questo carattere.

La descrizione vettoriale del disegno di una moderna font per computer. Si tratta dell’Adobe Garamond, una delle più diffuse varianti di un carattere cinquecentesco che mantiene inalterata la sua qualità formale e la sua versatilità.
(La composizione dei pannelli della mostra fu per l’appunto realizzata con questo carattere.)

 

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